La grave aggressione subita, lo scorso sabato, dagli studenti del liceo impone una breve, ma necessaria riflessione sulla cultura democratica e sulle conseguenti, auspicate, risposte da parte della politica, delle istituzioni e della società intera.
Può infatti dirsi democratica solo una cultura capace, a un tempo, di rispettare certi metodi e certi contenuti; quanto ai contenuti: il pluralismo rappresenta un valore non abdicabile di ogni contesto democratico, e questo impone il rispetto delle opinioni altrui e la piena libertà di manifestare il proprio pensiero. Di qui il riferimento ai metodi: qualunque organizzazione che accetti, persegua o semplicemente minacci l’uso della violenza come strumento di espressione delle proprie idee e di tacitazione delle opinioni differenti si pone già fuori dal solco democratico. Il dato che sconcerta e preoccupa è proprio questo: lo scorso sabato non si è assistito a una baruffa o a una rissa tra ragazzi (cosa che sarebbe stata comunque stigmatizzabile). Si è assistito a un uso della violenza elevata a modo per infierire sull’altro, su chi ha idee diverse dalle proprie. Le modalità sono state impressionanti: uno studente inerme, a terra, accerchiato e picchiato da più persone.
È dunque necessario, per evitare che simili episodi si ripetano, che vi sia una risposta ferma e netta da parte della politica, delle istituzioni (scolastiche e non) e della società intera. Una risposta che anzitutto condanni, senza attenuanti, quanto accaduto, ritenendolo contrario ai principi della convivenza democratica. Appare, in secondo luogo, necessario avviare una riflessione capillare, proprio a partire dalle scuole, affinché esse possano potenziare la loro identità di luoghi dai quali si diffonde, e si sperimenta in concreto, la cultura della democrazia così come tracciata nella nostra costituzione. A tal fine proporremo di progettare, insieme agli insegnanti e alla Dirigenza se vorrà, specifici progetti da promuovere anche in altre realtà scolastiche.
Rispetto ai riferimenti – variamente argomentati – a pratiche e visioni tipiche del fascismo, mi permetto di notare solo che l’antifascismo non è, e soprattutto non dovrebbe essere, patrimonio di una sola parte politica. Esso ha costituito la base sulla quale è stata edificata e immaginata la democrazia ed è per questo che dovrebbe costituire un riferimento condiviso da tutte le forze che si definiscono democratiche. È solo all’interno di questo perimetro comune, improntato al ripudio della violenza e dell’intimidazione, che diviene legittima, e addirittura auspicabile, la divergenza di opinioni.
Intervento del Presidente del Consiglio d’Istituto Avv. Denis De Sanctis
Data: 23/02/2023